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Professor Mazzarri e quei 30 secondi che valgono vittoria e 3° posto

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frittillo
view post Posted on 7/12/2010, 13:16     +1   -1




Vincere una partita con una rete a tempo praticamente scaduto potrebbe sembrare qualcosa legato alla fortuna, alla casualità del momento. Nel Napoli di Mazzarri non è così. Non lo è mai stato. Sin dal primo giorno in cui il tecnico livornese si è accomodato sulla panchina azzurra, quando all’esordio davanti al San Paolo superò il Bologna con una rete proprio di Maggio al minuto 91. Questione di approccio, di un lavoro psicologico profondo sulla testa dei calciatori persuasi dal tecnico azzurro a crederci anche quando le cose non girano come dovrebbero e quando la tua superiorità in campo fa a pugni con l’antica regola che nel calcio non vince sempre il migliore. Un dogma che stava per imporre al Napoli un pareggio bugiardo anche contro il Palermo, dopo una gara DOMINATA sotto tutti i punti di vista, prima che al minuto 95 Maggio si travestisse da “giustiziere della notte” dando al Napoli la meritata vittoria. Stesso copione in pratica della trasferta di Cagliari, con gli azzurri corsari grazie alle rete al 94’ di Lavezzi. Vittorie simili, frutto di una netta superiorità sul campo e della capacità del tecnico di trasmettere energie nervose alla squadra, di donare impulsi positivi. Il professor Mazzarri con il Palermo è salito in cattedra dando una vera lezione di tattica a quello che era stato suo “avversario” nella corsa alla panchina del Napoli ai tempi dell’esonero di Donadoni. Il tecnico livornese ha preparato la gara alla perfezione, ingabbiando Pastore e costringendo gli esterni palermitani a dedicarsi esclusivamente alla fase difensiva in virtù della spinta costante di Maggio e Dossena. Non a caso l’unico pericolo ospite è arrivato con una discesa di Cassani quando Dossena era andato a corto di fiato, con Mazzarri subito pronto a lanciare Vitale nella mischia per non perdere quella spinta sugli esterni fondamentale nel piano tattico del match. La stessa scelta di Dumitru in campo al posto di Lavezzi è stato un chiaro segnale alla squadra. Emblematica l’immagine del minuto 93. Delio Rossi inserisce Pinilla con l’unico intento di perdere secondi preziosi per un Palermo in affanno e sullo sfondo Mazzarri si sbraita ed invoca gli ulteriori 30 secondi di recupero che il regolamento prevede in caso di sostituzione. Cosa saranno mai 30 secondi? Semplicemente la differenza che passa tra un pareggio bugiardo ed una vittoria esaltante ottenuta proprio in quei secondi che Mazzarri ha reclamato con la cattiveria agonistica di chi non si accontenta. MAI




fonte: www.tuttonapoli.net
 
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giodamore
view post Posted on 7/12/2010, 15:40     +1   -1




verissimo, non molliamo mai ed è tutto merito di mazzarri!
 
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leuconoe
view post Posted on 7/12/2010, 19:17     +1   -1




Bella disamina!
 
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leuconoe
view post Posted on 1/5/2011, 21:40     +1   -1




E guardate qua che lettera....

Ecco quanto scritto da Fabrizio d’Esposito per IlNapolista.it:

Caro Mazzarri, è stato ieri sera nei commenti a caldo della sofferta partita col Genoa. Lei aveva d’incanto la chioma asciutta e gonfia, non più fradicia per l’acqua dell’ultimo sabato di aprile. Ed è stato come in quella canzone di Lucio Battisti: “Un sorriso e ho visto la mia fine sul tuo viso Il nostro amor dissolversi nel vento ricordo sono morto in un momento”.
Lei aveva appena ricordato, guarda caso, il precedente di Delneri alla Juventus. Ha detto, testuale: “Lo scorso anno Delneri si sapeva già da tre mesi dovesse andare via eppure nessuno ha fatto questo tam tam”.
In quel momento, tanti come me hanno capito che lei andrà via e andrà, purtroppo, alla Juventus. Un altro caso Quagliarella, anzi peggio. E tenterò di spiegarle perché. Con una doverosa premessa: questa è una lettera preventiva d’addio, prendendo a prestito la dottrina bellica di Bush, e ha pure una funzione scaramantica. Magari lei rimarrà e la lettera diventerà carta straccia. Ne sarei felice. Ma non ne sono convinto. E’ un tarlo che mi rode da un paio di mesi, da quando cioè il quotidiano sportivo di Torino ha iniziato la campagna bianconera in suo favore.
Lei viene descritto come un nuovo Mourinho italiano, un grande e sanguigno motivatore seppur con scarsa esperienza internazionale. Su questo ultimo punto converrà, nonostante la sua vanità permalosa. Nello spogliatoio azzurro ha sistemato uomini, clan ed equilibri come non era riuscito a Reja e figurarsi a Donadoni, bravo allenatore ma con un rapporto autistico con la squadra (un carattere che può funzionare in Svizzera ma non a Napoli). Il suo unico limite, anche ontologico, che evidenzia una mentalità provinciale, è stato Aronica, mediocre gregario che sa usare meglio le mani che i piedi.
Ma soffermiamoci sui meriti. Lei ha fatto un miracolo. Come ha scritto argutamente Oliviero Beha sul quotidiano dove lavoro, lei aveva un organico pari se non inferiore a quello di Fiorentina, Lazio, Udinese, tanto per fare degli esempi. Eppure è lassù, in bilico tra il secondo e il terzo posto, grazie alla spinta propulsiva di un ragazzo sudamericano che a Napoli si tiene lontano da pub, discoteche, zoccole e risse. Ci ha anche regalato per brevi settimane il sogno di quella cosa innominabile, poi svanito in due partite sciatte e strane su cui potremmo esercitare la nostra dietrologia.
Adesso è il primo maggio, mancano tre giornate alla fine e invece di essere contenti siamo confusi e incerti. Il timore è che un ciclo sia finito, anche se lei proprio lo scorso anno firmò fino al 2013 per dare un segnale di stabilità. Che cosa è successo nel frattempo? Si possono fare una serie di supposizioni ma una cosa è certa: a differenza di Quagliarella lei va via di sua spontanea volontà. L’attaccante stabiese, anche per colpa sua, ebbe un approccio problematico con lo spogliatoio e la società e fu messo in condizioni di andarsene. Lei no. Lei sceglie deliberatamente di non far coincidere il suo destino con quello di un popolo di tifosi unico al mondo.
E’ questo il punto che mi sta a cuore di più. Tiro in ballo il classico precedente di Diego, che avrebbe potuto giocare solo a Napoli e non altrove. Ma lei non è argentino, è toscano. E la sua ambizione non le consente di distinguere tra la nostra anarchia, spesso lazzarona, e il potere eternamente democristiano dei più forti, che sia bianconero o rossonero o nerazzurro. Diego ribaltò ed esaltò in positivo quella frase del professore nell’Ulisse di Joyce: “Fummo sempre fedeli alle cause perse”. Ma lui fu un’eccezione della Storia e forse il paragone è sprecato, come penserà qualcuno. Per me no, perché lei era la persona giusta per una nuova parabola vincente.
Le concedo una sola attenuante: aver capito che il Presidente, rimasto ieri in eloquente silenzio, non ha intenzione di salire ancora più in alto. Del resto nemmeno noi abbiamo mai compreso i suoi piani: una volta il campionato mondiale in Cina o negli States, poi il campionato europeo, e via con altre astruserie. A DeLa stanno a cuore soprattutto i soldi, da guadagnare ovviamente, come dimostra il pugno a Lotito sui diritti tv. Ormai il calcio è questo, ma le scelte irrazionali e di cuore restituiscono un po’ di poesia a noi tifosi ignari e ingenui. Lei invece vuole decidere razionalmente. Faccia pure, ma quando ritornerà a Napoli da allenatore avversario spero che a nessuno salti in mente di donarle un mazzo di fiori. Lei non merita i brividi provati da Reja un mese fa. Le dico addio, con anticipo.

Fabrizio d’Esposito

http://www.napolisport1926.com/2011/05/iln...arri-spero.html
 
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frittillo
view post Posted on 1/5/2011, 23:26     +1   -1




io credo che mazzarri vuole restare...il summit con la società si farà per un aumento di ingaggio e le intenzioni di dela su come investire per una rosa più competitiva, visto il traguardo raggiunto (molto probabile la champions). A meno che non ci sia stata una rottura con il presidente, visto il carattere molto spigoloso di tutti e due
 
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4 replies since 7/12/2010, 13:16   40 views
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